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giovedì 23 giugno 2022

22 giugno 2022 The Shepard Inn - Sikanni Chief Km 140

 22 giugno 2022 The Shepard Inn - Sikanni Chief Km 140

Proprio ieri mattina commentavamo... la gioia di trovare in Facebook, appena svegli, il diario di bordo dei nostri due ciclisti Alberto Fiorin e Dino Facchinetti. Il desiderio di leggere la loro avventura, le loro emozioni, gli incontri, le fatiche, gli inconvenienti... ma anche la bellezza.
E proprio ieri sera, ci hanno avvisato che oggi sarebbe stato l'ultimo giorno della connessione con una scheda telefonica americana che ha agevolato la comunicazione locale e con noi, in Italia.
E ancora ci accennavano che da ora in poi sarebbe stata davvero una comunicazione complicata... zone buie, dove non arriva nessuna connessione...
Ma non pensavamo succedesse subito!
Così questa mattina nessun report.
Abbiamo controllato il GPS http://trackleaders.com/hopemessage22 e visto che erano al camping, meta di arrivo dell'ottava tappa.
Ma quanto ci è mancato quel diario di bordo...
Oggi, più volte mi sono collegata in FB nella speranza... ma nulla!
Ancora, un'ora fa... ho guardato e ho visto il GPS... in movimento in direzione nord... verso la prossima tappa.
Ok, tranquilla, so che stanno pedalando...
Ho provato a riflettere sul valore della comunicazione, sul fatto che ancora nel mondo ci siano zone irraggiungibili, ho provato a pensare alla "dipendenza" che genera la comunicazione, al bisogno di avere notizie, al legame che crea... nel bene e nel male.
Capisco allora, perchè i ragazzi nel tema di italiano di maturità che hanno svolto ieri, un'alta percentuale, abbia scelto il digitale e l'iperconnessione.
E per tutti rimane ... un argomento aperto sul quale è importante approfondire e confrontarci...
Però speriamo presto... che nei punti di sosta, possano però trovare WI-FI e potere dare notizie e inviare foto!
 
 

Diario di bordo - mer. 22 giugno 2022
In viaggio verso l'Alaska - 5a tratta: Calgary-Prudhoe Bay
8 tappa: The Shepard's Inn-Sikanni Chief km 140
Galeotto fu il post e chi lo scrisse, o meglio: per un post Albertin perse la cena (e ovviamente anche Dino). Ieri pomeriggio, dopo la doccia, fatta la lavatrice con gli abiti sporchi (evviva, qui si trova quasi sempre, altro che lavare a mano come eravamo abituati...), sistemate le bici, mi sono concentrato a scrivere il post, a scegliere le foto, a consultarmi con Dino sugli eventi della giornata (non una cosa da 5 minuti, insomma).Tra una cosa e l'altra si sono fatte le 20 e i morsi della fame erano sempre più cattivi. Dino, dammi altri 10 minuti che invio... Quando entriamo nel ristorante attiguo al motel scopriamo che chiude alle 20 (!) e quindi non ci resta che il negozio-bazar aperto fino alle 21.00.
Ci arrangiamo con un ricco panino e con una bella vaschetta di verdura cruda del loro orto.
Quindi nel complesso è andata anche bene, abbiamo mangiato più sani della media dei pasti in questo paese, ma questo per ribadire che viaggiare significa sapersi adattare (per carità, aiuterebbe anche leggere bene gli orari di chiusura...) e che se si pensa alle creme defaticanti, agli integratori, alle giuste calorie... è meglio stare a casa. I ciclisti professionisti, ad esempio, (ma anche tante persone che conosco) qui impazzirebbero.
Detto questo, passiamo alla giornata di oggi.
Strepitosa all'inizio, con un cielo azzurro e qualche nuvoletta bianca a ricamare la volta. Aria frizzante alle 7.10 del mattino, percorriamo nuovamente questo plateau collocato tra gli 800 e i 1000 metri d'altezza, sempre ricoperto da foreste, in cui ogni tanto scorgiamo tratti spelacchiati, direi vittime di incendio.
Nei primi 50 chilometri, privi di segni di vita, c'è molto traffico pesante, quasi tutto diretto verso i vicini pozzi di petrolio e gas naturale. In certi momenti è abbastanza fastidioso, e soprattutto solleva enormi nuvole di polvere, a tratti imbarazzanti, da fare invidia alla Carettera Austral, che credevamo detenesse il primato da questo punto di vista. Il fondo stradale continua a preoccuparci per la presenza di carcasse di copertoni, ma l'ambiente comincia veramente a conquistarci.
Avvistiamo anche le prime due renne che attraversano la strada, mamma e piccolo.
La strada continua a salire con i suoi saliscendi e si stabilizza attorno ai 1000 metri e ora la vegetazione è tipica alpina.
Dopo la sosta cioccolata calda ristoratrice riprendiamo la pedalata che diventa ancora più piacevole dato che dal km 80 scompare praticamente il traffico (abbiamo lasciato alle spalle i principali pozzi di estrazione) e ci sentiamo i padroni della natura, accattivante, apparentemente incontaminata.
Troviamo il tempo per una sosta a bordo strada per la riunione settimanale via meeting col gruppo di Ancora in viaggio ed è emozionante vedere i volti amici che ascoltano in silenzio le nostre narrazioni.
Alle due il tempo si oscura, riusciamo a prendere una spruzzata di pioggia ma poi torna il sereno e puntiamo con decisione alla nostra meta, il campeggio di Sikanni Chief, dal nome sicuramente indigeno, che dista ancora 40 km.
In mezzo al nulla, speriamo ci offra la sua ospitalità...
Ma il cielo brontola, torna a farsi cupo, anzi nerissimo, tambureggiano i tuoni e ci prepariamo al peggio, vestendoci integralmente da pioggia. Il bello è che sulla strada, a 30 chilometri dalla meta, appare inaspettatamente un recente albergo, che come una sirena ci tenta ed alletta, rispetto alla prospettiva di montare la tenda in campeggio sotto un più che probabile acquazzone.
Ci guardiamo in faccia e tiriamo dritti, non tanto per masochismo ma perché se abbiamo qualche speranza di giungere domani a Fort Nelson, nodo nevralgico della Alaska Highway, è solo giungendo al campeggio: già da lì sono 200 km, dall'albergo sarebbero 230, praticamente impossibile.
Come da copione, poco dopo aver superato l'albergo comincia a piovere anche se non in maniera drammatica. Nonostante tutto ci divertiamo, in altura, nel verde, con la pioggia e ancora saliamo... fin oltre i 1100 metri di altitudine.
E dai e dai proprio nei 10 km finali, in corrispondenza della picchiata verso i 750 metri del campeggio, si scatena un temporale da tregenda, con tuoni e acqua a secchi. Noi nel complesso siamo felici per essere vicini alla meta e, a parte le scarpe, siamo nel complesso asciutti.
Però la discesa è da infarto, sdrucciolevole, molto pericolosa e scendiamo con passo da lumaca, perché i bagagli rendono la bici particolarmente instabile. Alle 17 giungiamo finalmente al campeggio e qui scopriamo con grande gioia che è ancora libera una cabin, una capanna rudimentale di legno con tanto di cucina e di doccia. Evviva, di bene in meglio, la nostra audacia è stata ripagata. Poi scopriamo che l'acqua calda non funziona ma tant'è, va benissimo lo stesso, ci laviamo con quella fredda e accendiamo ben due stufe che ristorano noi e soprattutto asciugano scarpe, guanti e calzini.
In campeggio non c'è nulla da comprare per mangiare e faremo il primo esperimento di razione K, cioè il cibo liofilizzato portato dall'Italia per ogni evenienza e consigliato dall'amico cicloviaggiatore Angelo Sentieri. Chili con carne, esperimento riuscito in pieno.
Grazie Angelo del consiglio.
Nella cabina vicino alla nostra troviamo con sorpresa un altro ciclista, svizzero, la cui presenza sulla strada ci era stata anticipata dall'americano di ieri.
Si chiama Sebastiano, molto simpatico e dalla battuta pronta, è ticinese e quindi parliamo in italiano. Viaggia in Canada da due settimane e ci confessa di aver avvistato già parecchi orsi, piccoli, neri, diffidenti e impauriti.
Brividi lungo la schiena.
Buonanotte, però per la prima volta oggi non c'è campo e non troverete il post caldo caldo di prima mattina. Mi spiace, lo farò appena possibile
Dati del giorno: km 140, tempo in bicicletta 7 ore e 27, media kmh 18,5, disl 1620 metri. Km percorsi 1107.
 







 
 

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