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lunedì 27 giugno 2022

26 giugno 2022 Pit Stop Sanitario 2° giorno

 26 giugno 2022 Pit Stop Sanitario 2° giorno

Diario di bordo - dom. 26 giugno 2022
In viaggio verso l'Alaska - 5a tratta: Calgary-Prudhoe Bay
Pit Stop sanitario: 2 giorno
La tela di Penelope.
Ogni giorno stiamo ipotizzando soluzioni, ideiamo nuovi programmi, immaginiamo situazioni... che poi puntualmente vengono smentiti dalla realtà.
Pensavo di essere operato oggi (sono stato anche a digiuno per l'occasione) per poi riprendere la via del ritorno in macchina, invece il dottore che mi ha visitato, dopo aver confermato la diagnosi di distacco della retina, mi ha detto che verrò operato domattina (pare per risolvere alcuni problemi con l'assicurazione Italiana).
Immaginatevi la mia contentezza...
Inoltre ci dice che dovrò essere visitato anche il giorno successivo per avere conferma della riuscita dell'intervento (effettivamente è più che comprensibile) quindi invece di arrivare lunedì a Fort Nelson, se tutto va bene arriveremo mercoledì, cioè 2 giorni dopo.
Il proseguimento del viaggio per Dino è a serissimo rischio, il mio neanche a parlarne. Insomma, l'unica foto che oggi vedrete allegata nel post riassume il nostro umore e anche quello che vedo...
Cerchiamo comunque di farcela passare presto, ma un po' di nervosismo è lecito concedercelo, o no?
 
 


25 giugno 2022 Pit Stop sanitario

25 giugno 2022 Pit Stop sanitario

 

 

25 giugno 2022

Il diario di viaggio di Alberto e Dino di questa mattina ci ha gettato in un rispettoso silenzio ... fatto di preghiera e di speranza. Tantissimi, comunque, i commenti di amici e di coloro che seguono il viaggio. Solo parole di affetto e di auguri per una pronta ripresa.
Alberto stesso ci ha raccontato nel report, cosa è successo.
Distacco della retina nell'occhio destro. E questa emergenza ha avuto ogni priorità, per poter far si che si attivassero tutti gli aspetti possibili per un pronto intervento. Domani domenica alle ore 8 (per noi pomeriggio) sarà in una clinica a Edmonton per l'intervento. Ora stanno viaggiando con un'auto noleggiata e guidata da Dino, hanno circa 1000 km da fare.
Alberto nel diario scrive:
"Il viaggio, e il destino, hanno preso un altro corso... E che possiamo farci?" e io aggiungo le parole di Madre Teresa:
"Questa è la vita: amala così com'è
Amala seppure non ti dà ciò che potrebbe,
amala anche se non è come la vorresti.
Amala ...
Ma non amare mai senza amore."
Li accompagniamo con il ricordo e la preghiera, in questo tratto di strada/vita. Li affidiamo alla Madonna. e poi ... comunque saremo "ancora in viaggio... "
Appena abbiamo notizie vi aggiorniamo!
 
 
Diario di bordo - sab. 25 giugno 2022
In viaggio verso l'Alaska - 5a tratta: Calgary-Prudhoe Bay
Pit Stop sanitario: 1 giorno
On the Road.
Non come avremmo desiderato (in bicicletta) ma come il destino ha voluto (in macchina). Beh, in questo caso sicuramente più vicini allo stile nord-americano e ai grandi scrittori alla Kerouak..
Stiamo rifacendo pedissequamente la stessa strada, appena percorsa con la forza dei nostri muscoli, per raggiungere Edmonton dove domani alle 8.00 verrò operato alla retina.
Che dire? Che vi terremo aggiornati: se tutto va come previsto domani stesso ripercorreremo la stessa strada fino a Fort Nelson, che raggiungeremo verosimilmente nel pomeriggio di lunedì. Lì recupereremo le bici e poi si vedrà: Dino giustamente ha intenzione di arrivare a Fairbanks (dove il 15 luglio abbiamo il volo di ritorno) per completare integralmente almeno la Alaska Road. Io... non so, dobbiamo vedere lo sviluppo della situazione, cosa mi dirà il dottore, il riposo da fare e tante altre cose...
Si vive alla giornata, ma siamo sempre e ancora in viaggio.
 
 




 

24 giugno 2022 Profet River-Fort Nelson km 92

 24 giugno 2022 Profet River-Fort Nelson km 92

Diario di bordo - ven. 24 giugno 2022
In viaggio verso l'Alaska - 5a tratta: Calgary-Prudhoe Bay
10 tappa: Profet River-Fort Nelson km 92
A volte è veramente difficile trovare le parole giuste per esprimere le sensazioni, soprattutto quando le emozioni sono contrapposte, se contemporaneamente nell'arco di poche ore si passa dal sublime all'infimo, dal paradiso all'inferno.
Oggi era la giornata giusta per il grande salto, per recuperare la tappa dimezzata dal brutto tempo di ieri saltando a piè pari la sosta a Fort Nelson, solo 92 km, e tirare fino al campeggio di Tesla River, altri 118. Ma si potrebbe fare benissimo col bel tempo che c'è oggi, dopo i temporali notturni SE non dovessi fermarmi a Fort Nelson per consultare un dottore.
Nonostante il fatto che ci sentiamo entrambi in perfetta forma, senza alcun problema muscolare o affaticamento, da due giorni accuso un problema all'occhio destro (in un primo momento ho dato la colpa alla strada polverosissima dell'altro giorno) su cui si è formato un alone che sta parzialmente e progressivamente impedendomi una buona visione.
Vedremo di capirci qualcosa a Fort Nelson, qua a Profet River in mezzo alle foreste e senza linea telefonica, non si può fare nulla.
Ci mettiamo in moto presto, alle 7.15 proprio per avere più tempo a disposizione per trovare un dottore, e subito capiamo che sarà una tappa meravigliosa con la strada completamente senza traffico che si insinua in una foresta verdissima e selvaggia (che anche qui però presenta ampie tracce di un recente incendio).
Oggi siamo per lunghi tratti in tre, con il ticinese Sebastiano con il quale canto a squarciagola, a due voci, la mitica Addio Lugano Bella. Brividi nelle foreste canadesi... Essendo lui macchinista ferroviere, a completamento della parentesi anarchica, gli dedichiamo pure la Locomotiva di Guccini. Risate e allegria.
Io e Dino aumentiamo il passo, con la promessa di rivederci a Fort Nelson e dopo poco finalmente LO vediamo.
Lui, l'orso tanto bramato e tanto temuto. Nero, non troppo grande (ma neppure piccolino), ci da le spalle a 25 metri dal bordo della strada. Fa tenerezza pensando a Yoghi, sembra un peluche ma quando, dopo averlo fotografato in tutte le salse, si gira e i suoi occhi incrociano i nostri, facciamo una partenza bruciante che neanche al Giro d'Italia.
Eccitati dall'incontro guardiamo a destra e a sinistra e effettivamente ne vediamo altri 3, di cui un piccolino a una decina di metri.
Il paesaggio è idilliaco, con laghetti, stagni, gracidar di rane e qualche diga di castoro...
Insomma, c'è da perdersi e restare immagati.
Il percorso è nel complesso facile, o quantomeno lo è stato reso dalla bellezza cui abbiamo assistito e alle 12.00 in punto siamo a Fort Nelson. Avessimo potuto continuare fino a Tesla River ce l'avremmo fatta sicuramente ma abbiamo una cosa più urgente da fare. Troviamo una clinica e mi faccio visitare.
La diagnosi è impietosa: distacco della retina, abbastanza preoccupante, non certo da sottovalutare, tanto che il dottore si da da fare per trovare un ospedale per fare un'operazione col laser per riparare il danno. Trovato per domenica mattina a Edmonton, quasi all'inizio del viaggio, 1000 km a sud.
Dovremmo andarci in macchina e dimenticare la bici.
Il viaggio, e il destino, hanno preso un altro corso... E che possiamo farci?
Dovremo poi tornare qui a riportare la macchina e non è detto che Dino non riesca a giungere in bici fino a Fairbanks: quello che è escluso è certamente l'arrivo a Prudhoe Bay.
Pazienza, vorrà dire che continueremo ad essere Ancora in viaggio...
A presto per gli aggiornamenti e su col morale (lo dico soprattutto a me e Dino...).
 










 

23 giugno 2022 Sikanni Chief-Profet River, km 108

 23 giugno 2022 Sikanni Chief-Profet River, km 108

Diario di bordo - gio. 23 giugno 2022
In viaggio verso l'Alaska - 5a tratta: Calgary-Prudhoe Bay
9 tappa: Sikanni Chief-Profet River, km 108
Two is megl che one: sto cercando di accelerare il ritmo di scrittura del post per farvene avere due pronti pronti la mattina, profumati e fragranti come il pane appena sfornato.
Comunque spero e penso che il mio inglese sia migliore di quello di Accorsi nella pubblicità, anche se qui molti si mangiano le parole e spesso devo farmi ripetere il quesito un paio di volte.
Abbiamo passato perfettamente la prima notte wild, o quantomeno un po' più selvaggia del solito, anche se non ancora in campeggio libero... Contenti dell'esperimento cena liofilizzata, la mattina ci svegliamo riposati e pronti ad ingaggiare la tappa successiva, particolarmente lunga e quindi impegnativa, 200 km fino Fort Nelson. Usciamo dalla nostra cabin e... piove a dirotto, busso in quella di Sebastiano per salutarlo e ci chiede se partiamo o aspettiamo che spiova. Noi gli rispondiamo impavidi: giammai, si parte e allora lui dice, seppur poco convinto, "Vengo con voi". E mal cene incolse, alle 7.15 lasciamo il campeggio senza aver fatto colazione e comincia una lunga e dura salita che ci riporta sull'altopiano di ieri, quindi a quota mille sotto una pioggia a dirotto (e fredda) di quelle che te ne stai bene sotto le coperte. In più Sebastiano ci abbandona subito, ha un altro passo dato che è molto più carico di noi, e io penso alle maledizioni che in cuor suo ci ha riservato, dato che quasi sicuramente, senza il nostro stimolo a partire, avrebbe aspettato un poco
E invece siamo qui a spingere e sudare sotto una pioggia fredda, attorno ai 1000 metri di altezza, con 6 gradi di temperatura. Le foreste grondano e sono quasi schiacciare dal cielo nero, pesante, opprimente e noi lentamente procediamo in salita: abbiamo l'obiettivo di raggiungere l'unico punto di ristoro dell'intero percorso al km 22, a Buchinghorse River.
L'unico passatempo che mi sono inventato è quello di scrutare le macchine che incrociamo con la speranza (sempre vana) di non vedere in azione i tergicristalli. Capite come siamo ridotti?
Entriamo grondanti, dopo 2 ore di pioggia, e sembra di essere in un saloon del Far West, un vero posto di frontiera dove si fermano (ovviamente c'è l'immancabile pompa di benzina) sia i camionisti in transito che i viaggiatori in camper o motorhome. Tutti ci guardano come marziani, eppure sembrano tipi pronti a tutto, qualcuno addirittura col cappello da cowboy, ci svestiamo dagli impermeabili fradici e ordiniamo 2 colazioni abbondanti bacon and eggs con tutti gli annessi e connessi.
Ci tuffiamo dentro un paio di tazze di caffè brodaglioso ma meraviglioso e dopo poco ci sentiamo come nuovi.
Dopo una mezz'oretta ci raggiunge Sebastiano e chiacchieriamo tra noi e anche con gli avventori che vogliono tutti saper del nostro viaggio e della meta di questi marziani.
In questa società così motorizzata, e con distanze infinite, noi ciclisti siamo presi per dei visionari. Vedo che capiscono molto di più i gruppi di motociclisti che cercano anche loro riparo da questa difficile situazione...
Ripartiamo e per i successivi trenta chilometri gli scrosci si alternano ad intermittenza mantenendo costante una tavolozza che varia dal grigio al nero.
Eppure questa foresta sembra essere nel suo ambiente naturale, tipico e piace tanto anche a noi vederla così, bagnata, grondante ma viva.
Abbiamo l'impressione che sia pullulante di vita, si sentono infiniti richiami di uccelli, mi immagino che possa sgusciare dagli alberi da un momento all'altro Zanna Bianca.
Si procede con decisione ma la salita continua a farsi sentire e tra il freddo e la pioggia siamo costretti a correggere il tiro: ci diamo l'obiettivo di raggiungere almeno Profet River, 108 km, che in questa situazione comunque non sono pochi.
In più lungo la strada non esiste minimamente un riparo, una casetta, una baracca, un posto dove rifugiarsi o ripararsi dalla pioggia.
La nostra buona stella comunque torna a brillare perché il clima si scalda ed esce anche un pallido sole, attorno all'ottantesimo chilometro, che ci accompagna fino alla fine. Mangiamo un panino, acquistato precedentemente nel saloon, nell'unica area di sosta trovata lungo il percorso e facciamo in tempo a incrociare Jan, ciclista tedesco.
Quando si incrociano dei compagni di avventura viene naturale fermarsi, salutarsi e scambiare quattro chiacchiere e informazioni sui rispettivi viaggi. Lui viene da Nord, dai confini con l'Alaska e ci mostra orgoglioso dalla sua reflex i numerosi (e bellissimi) scatti che immortalano i molti bisonti (giganteschi!) e gli altrettanto frequenti orsi (tra cui anche un grizzly) incrociati a pochissimi metri. Insomma, al momento siamo gli unici a non aver incontrato né gli uni né gli altri. Al momento ci accontentiamo di una lepre e di una lince.... Siamo curiosissimi ma anche combattuti dalla paura. Chi vivrà vedrà.
Poco dopo altro cicloturista tedesco, che da Ancorage punta al Guatemala: buon viaggio Daniel Herbert!
Giungiamo a Profet River e ancora prima di trovare l'alloggio veniamo fermati da una macchina che si accosta e fuoriesce il guidatore, un americano di evidente origine indiana, che vuole sapere tutto di noi. Noi gli spieghiamo il progetto e allora ci fa una vera intervista, ripresa dal telefonino, poi ci vuole dare una benedizione e recita per noi una preghiera. Gli chiedo se è cattolico e risponde che è protestante e ci abbraccia e ci bacia. Quindi ci fa avvicinare ancora di più alla macchina dove ci presenta la moglie e le tre figlie grandi, poi insiste fino a costringerci ad accettare un'offerta per il nostro viaggio, per i nostri alberghi.
Quindi riparte salutandoci con la mano dal finestrino.
Restiamo imbarazzati e senza parole, nonostante le differenze di idiomi alla fine si parla tutti la stessa lingua.
Dati del giorno: km 109, tempo in bicicletta 6 ore e 12, media kmh 17,6, disl 812 metri. Km percorsi 1216.
 









 

giovedì 23 giugno 2022

22 giugno 2022 The Shepard Inn - Sikanni Chief Km 140

 22 giugno 2022 The Shepard Inn - Sikanni Chief Km 140

Proprio ieri mattina commentavamo... la gioia di trovare in Facebook, appena svegli, il diario di bordo dei nostri due ciclisti Alberto Fiorin e Dino Facchinetti. Il desiderio di leggere la loro avventura, le loro emozioni, gli incontri, le fatiche, gli inconvenienti... ma anche la bellezza.
E proprio ieri sera, ci hanno avvisato che oggi sarebbe stato l'ultimo giorno della connessione con una scheda telefonica americana che ha agevolato la comunicazione locale e con noi, in Italia.
E ancora ci accennavano che da ora in poi sarebbe stata davvero una comunicazione complicata... zone buie, dove non arriva nessuna connessione...
Ma non pensavamo succedesse subito!
Così questa mattina nessun report.
Abbiamo controllato il GPS http://trackleaders.com/hopemessage22 e visto che erano al camping, meta di arrivo dell'ottava tappa.
Ma quanto ci è mancato quel diario di bordo...
Oggi, più volte mi sono collegata in FB nella speranza... ma nulla!
Ancora, un'ora fa... ho guardato e ho visto il GPS... in movimento in direzione nord... verso la prossima tappa.
Ok, tranquilla, so che stanno pedalando...
Ho provato a riflettere sul valore della comunicazione, sul fatto che ancora nel mondo ci siano zone irraggiungibili, ho provato a pensare alla "dipendenza" che genera la comunicazione, al bisogno di avere notizie, al legame che crea... nel bene e nel male.
Capisco allora, perchè i ragazzi nel tema di italiano di maturità che hanno svolto ieri, un'alta percentuale, abbia scelto il digitale e l'iperconnessione.
E per tutti rimane ... un argomento aperto sul quale è importante approfondire e confrontarci...
Però speriamo presto... che nei punti di sosta, possano però trovare WI-FI e potere dare notizie e inviare foto!
 
 

Diario di bordo - mer. 22 giugno 2022
In viaggio verso l'Alaska - 5a tratta: Calgary-Prudhoe Bay
8 tappa: The Shepard's Inn-Sikanni Chief km 140
Galeotto fu il post e chi lo scrisse, o meglio: per un post Albertin perse la cena (e ovviamente anche Dino). Ieri pomeriggio, dopo la doccia, fatta la lavatrice con gli abiti sporchi (evviva, qui si trova quasi sempre, altro che lavare a mano come eravamo abituati...), sistemate le bici, mi sono concentrato a scrivere il post, a scegliere le foto, a consultarmi con Dino sugli eventi della giornata (non una cosa da 5 minuti, insomma).Tra una cosa e l'altra si sono fatte le 20 e i morsi della fame erano sempre più cattivi. Dino, dammi altri 10 minuti che invio... Quando entriamo nel ristorante attiguo al motel scopriamo che chiude alle 20 (!) e quindi non ci resta che il negozio-bazar aperto fino alle 21.00.
Ci arrangiamo con un ricco panino e con una bella vaschetta di verdura cruda del loro orto.
Quindi nel complesso è andata anche bene, abbiamo mangiato più sani della media dei pasti in questo paese, ma questo per ribadire che viaggiare significa sapersi adattare (per carità, aiuterebbe anche leggere bene gli orari di chiusura...) e che se si pensa alle creme defaticanti, agli integratori, alle giuste calorie... è meglio stare a casa. I ciclisti professionisti, ad esempio, (ma anche tante persone che conosco) qui impazzirebbero.
Detto questo, passiamo alla giornata di oggi.
Strepitosa all'inizio, con un cielo azzurro e qualche nuvoletta bianca a ricamare la volta. Aria frizzante alle 7.10 del mattino, percorriamo nuovamente questo plateau collocato tra gli 800 e i 1000 metri d'altezza, sempre ricoperto da foreste, in cui ogni tanto scorgiamo tratti spelacchiati, direi vittime di incendio.
Nei primi 50 chilometri, privi di segni di vita, c'è molto traffico pesante, quasi tutto diretto verso i vicini pozzi di petrolio e gas naturale. In certi momenti è abbastanza fastidioso, e soprattutto solleva enormi nuvole di polvere, a tratti imbarazzanti, da fare invidia alla Carettera Austral, che credevamo detenesse il primato da questo punto di vista. Il fondo stradale continua a preoccuparci per la presenza di carcasse di copertoni, ma l'ambiente comincia veramente a conquistarci.
Avvistiamo anche le prime due renne che attraversano la strada, mamma e piccolo.
La strada continua a salire con i suoi saliscendi e si stabilizza attorno ai 1000 metri e ora la vegetazione è tipica alpina.
Dopo la sosta cioccolata calda ristoratrice riprendiamo la pedalata che diventa ancora più piacevole dato che dal km 80 scompare praticamente il traffico (abbiamo lasciato alle spalle i principali pozzi di estrazione) e ci sentiamo i padroni della natura, accattivante, apparentemente incontaminata.
Troviamo il tempo per una sosta a bordo strada per la riunione settimanale via meeting col gruppo di Ancora in viaggio ed è emozionante vedere i volti amici che ascoltano in silenzio le nostre narrazioni.
Alle due il tempo si oscura, riusciamo a prendere una spruzzata di pioggia ma poi torna il sereno e puntiamo con decisione alla nostra meta, il campeggio di Sikanni Chief, dal nome sicuramente indigeno, che dista ancora 40 km.
In mezzo al nulla, speriamo ci offra la sua ospitalità...
Ma il cielo brontola, torna a farsi cupo, anzi nerissimo, tambureggiano i tuoni e ci prepariamo al peggio, vestendoci integralmente da pioggia. Il bello è che sulla strada, a 30 chilometri dalla meta, appare inaspettatamente un recente albergo, che come una sirena ci tenta ed alletta, rispetto alla prospettiva di montare la tenda in campeggio sotto un più che probabile acquazzone.
Ci guardiamo in faccia e tiriamo dritti, non tanto per masochismo ma perché se abbiamo qualche speranza di giungere domani a Fort Nelson, nodo nevralgico della Alaska Highway, è solo giungendo al campeggio: già da lì sono 200 km, dall'albergo sarebbero 230, praticamente impossibile.
Come da copione, poco dopo aver superato l'albergo comincia a piovere anche se non in maniera drammatica. Nonostante tutto ci divertiamo, in altura, nel verde, con la pioggia e ancora saliamo... fin oltre i 1100 metri di altitudine.
E dai e dai proprio nei 10 km finali, in corrispondenza della picchiata verso i 750 metri del campeggio, si scatena un temporale da tregenda, con tuoni e acqua a secchi. Noi nel complesso siamo felici per essere vicini alla meta e, a parte le scarpe, siamo nel complesso asciutti.
Però la discesa è da infarto, sdrucciolevole, molto pericolosa e scendiamo con passo da lumaca, perché i bagagli rendono la bici particolarmente instabile. Alle 17 giungiamo finalmente al campeggio e qui scopriamo con grande gioia che è ancora libera una cabin, una capanna rudimentale di legno con tanto di cucina e di doccia. Evviva, di bene in meglio, la nostra audacia è stata ripagata. Poi scopriamo che l'acqua calda non funziona ma tant'è, va benissimo lo stesso, ci laviamo con quella fredda e accendiamo ben due stufe che ristorano noi e soprattutto asciugano scarpe, guanti e calzini.
In campeggio non c'è nulla da comprare per mangiare e faremo il primo esperimento di razione K, cioè il cibo liofilizzato portato dall'Italia per ogni evenienza e consigliato dall'amico cicloviaggiatore Angelo Sentieri. Chili con carne, esperimento riuscito in pieno.
Grazie Angelo del consiglio.
Nella cabina vicino alla nostra troviamo con sorpresa un altro ciclista, svizzero, la cui presenza sulla strada ci era stata anticipata dall'americano di ieri.
Si chiama Sebastiano, molto simpatico e dalla battuta pronta, è ticinese e quindi parliamo in italiano. Viaggia in Canada da due settimane e ci confessa di aver avvistato già parecchi orsi, piccoli, neri, diffidenti e impauriti.
Brividi lungo la schiena.
Buonanotte, però per la prima volta oggi non c'è campo e non troverete il post caldo caldo di prima mattina. Mi spiace, lo farò appena possibile
Dati del giorno: km 140, tempo in bicicletta 7 ore e 27, media kmh 18,5, disl 1620 metri. Km percorsi 1107.